Un palazzo perduto della Venezia e i personaggi illustri che lo popolarono

Andremo oggi alla scoperta di un edificio che sorgeva lungo gli Scali del Pesce e che, gravemente danneggiato da alcune bombe, fu purtroppo demolito a seguito del secondo conflitto mondiale per fare spazio a moderni edifici. Si tratta del Palazzo Bartolommei, detto anche “Palazzo delle Colonne” per la presenza delle quattro imponenti colonne in pietra serena che caratterizzavano l’ingresso principale (da non confondere con il “Palazzo delle Colonne di Marmo”, ossia Palazzo Bicchierai, nella vicina Via Borra).

scali del pesce livorno
Gli Scali del Pesce come appaiono oggi. Sulla sinistra, l’edificio storico accanto al quale era situato Palazzo Bartolommei, oggi sostituito da costruzioni moderne.

Caratteristiche dell’edificio

palazzo bartolommei livorno incisione
Il Palazzo in un’incisione settecentesca. Fonte: CIORLI (1994).

Il Palazzo fu costruito verso la metà del Settecento e, sulla sua vasta facciata, i quattro piani che lo componevano erano tutti scanditi da cornici marcapiano. Oltre all’elegante ingresso centrale caratterizzato dalle quattro colonne che sostenevano un terrazzo, le due ali dell’edificio erano dotate ognuna di un ingresso secondario arcuato.

La stessa solennità espressa dalla facciata dell’edificio si ritrovava entrando al suo interno. Da alcune cronache coeve si scopre, ad esempio, che l’atrio del Palazzo era così vasto da poter ospitare quattro carrozze complete dei loro cavalli; inoltre, l’accesso ai piani superiori avveniva tramite uno scalone monumentale in pietra forte.

Livornesi illustri nel Palazzo

Sulla facciata di Palazzo Bartolommei erano visibili fino al secondo conflitto mondiale due epigrafi (anch’esse andate perdute a seguito degli eventi bellici) che davano un’idea dei personaggi illustri livornesi che avevano animato negli anni quest’imponente edificio. La prima targa, posta sull’ala destra, ricordava la letterata Angelica Palli Bartolommei (1798-1875) che qui abitò col marito Giovanpaolo Bartolommei (1810-1854), proprietario dell’immobile:

Qui dove insigni italiani e stranieri convennero a farle onore, Angelica Palli, consorte al generoso e prode Giovan Paolo Bartolommei, dieci lustri abitò. Di canti sovente improvvisi trovatrice ispirata animo alto, gentile forte oltre il sesso nelle sventure insegnò alla donna come la patria si ami al dovizioso dignitanza e temperanza, 1877.

Angelica Palli Bartolommei
Un ritratto giovanile di Angelica Palli Bartolommei

Nata a Livorno da famiglia greca, la scrittrice Angelica Palli, in quanto membro dell’Accademia Labronica e frequentatrice di salotti letterari, aveva instaurato solidi rapporti con le personalità di spicco della vita intellettuale cittadina; inoltre, essendo molto legata alle sue radici greche, fu sostenitrice della causa indipendentista greca dal dominio turco, impegnandosi attivamente nella raccolta di denaro e nell’organizzazione di soccorsi per i patrioti greci. Il patriota risorgimentale Giovanpaolo Bartolommei faceva invece parte di una famiglia nobile corsa che si era trapiantata a Livorno facendo poi fortuna con il commercio dei generi coloniali. Particolarmente movimentate le vicende inerenti all’unione della coppia: verso la fine degli anni Venti dell’Ottocento i due si innamorarono, ma la famiglia di Giovanpaolo si oppose strenuamente al matrimonio, complice il fatto che egli era più giovane di Angelica di dodici anni e che la famiglia Bartolommei aveva uno status ben superiore a quello dei Palli. I due, aiutati dal padre e dal fratello di Angelica, dovettero fuggire prima a Roma (per ottenere la dispensa papale) e poi a Corfù, dove era possibile celebrare matrimoni misti (Angelica era di fede ortodossa, mentre il Bartolommei era cattolico); finalmente i due convolarono a nozze il 20 agosto del 1831, nella stessa Corfù dove successivamente nacque il loro unico figlio, Luciano. Rientrati a Livorno, due anni più tardi, era proprio nel Palazzo che stiamo analizzando che abitarono. Qui la letterata intrattenne salotti culturali e ricevimenti cui parteciparono intellettuali, ma anche uomini politici ed esuli; il marito a Livorno fu molto attivo per le buone cause, ad esempio dando aiuti alle scuole ed essendo fra i primi a promuovere l’istituzione di una cassa di risparmio.

Il primo piano del Palazzo ospitava, poi, il Tribunale di Prima Istanza (creato nel 1838): legata a ciò è la presenza di un altro livornese illustrissimo, testimoniata dalla seconda epigrafe che un tempo era visibile sulla facciata dell’edificio, sull’ala sinistra (in posizione speculare alla prima targa). Si trattava di Francesco Domenico Guerrazzi (1804-1873), il quale negli anni Quaranta dell’Ottocento qui ebbe il proprio studio legale:

In questo palazzo ov’ebbe sede il Tribunale di Prima Istanza abitò e tenne lo studio legale Francesco Domenico Guerrazzi dal novembre 1844 all’aprile 1849, periodo operoso della sua vita letteraria, forense, politica. Il Comitato per il primo centenario guerrazziano, 13 agosto 1904. A. M.

Passaggi di proprietà successivi

Nella seconda metà dell’Ottocento l’edificio ospitò diversi uffici dell’amministrazione finanziaria e giudiziaria, nonché quelli del Catasto. Fu in questi anni che il Palazzo passò in mano alla famiglia Mimbelli: nello specifico, nel 1888 il cavaliere Luca Mimbelli ne divenne il proprietario e lo lasciò poi, nel 1904, a Maria Mimbelli Salini; l’immobile passò poi alla figlia di Luca, Margherita, nel 1929.

A seguito del secondo conflitto mondiale, l’edificio, gravemente danneggiato, fu ceduto  nel 1957 dall’allora proprietario a un’impresa di costruzioni edili, venendo successivamente demolito.

Per approfondire

BERNIERI Anna MariaAngelica Palli Bartolommei l’amore e il mare, Livorno, Manidistrega Editrice, 2011.
CIORLI Riccardo
Livorno. Storia di Ville e Palazzi, Ospedaletto, Pacini, 1994.
FERRERO FrancescoLe epigrafi scomparse, in “Rivista di Livorno”, anno 3 n. 1, gennaio-febbraio 1953.
FERRERO Francesco, L’Indipendenza e l’Unità d’Italia in cento epigrafi e monumenti livornesi, Livorno, Benvenuti e Cavaciocchi, 1960.
MARCHI Vittorio
Guida storica ed artistica di Livorno e dintorni in 17 itinerari, Livorno, Ente Provinciale per il turismo, 1981.
MATTEONI DarioLivorno, la costruzione di un’immagine. I palazzi di città, Livorno, Cassa di Risparmi di Livorno, 1999.

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